ERA GIA’ fastidioso prima, quando in studio, a condurlo, c’era Milana Gabanelli, giornalista preparata, sì, puntuale, informata, capace, ma con un sex appeal praticamente nullo; e poi, sempre vestita! Ma da quando la terza rete della Rai, davanti alle telecamere fisse in studio, ha piazzato Sigfrido Ranucci, con quella faccia e con quel nome, poi, altro bellimbusto che non fa ridere nessuno senza tra l’altro sbagliare mai un congiuntivo, Report è diventato oltre ogni ragionevole comprensione noioso, irritante, letale. Basta, ora basta: chiudetelo, almeno sotto queste festività natalizie e poi, visto che senza quelle inchieste faziose, capziose, demagogiche, saccenti, supponenti, che vorrebbero denunciare il dilagante malcostume parecchio italiano e istigarci se non alla ribellione, almeno a una sana e indispensabile presa di coscienza, si sta decisamente meglio, oscuratelo per sempre; tutti, ma proprio tutti, dopo poche settimane, non ricorderemo nemmeno che andava in onda.

Noi, in televisione, vogliamo vedere le partite di calcio, dal lunedì alla domenica, possibilmente, senza soluzione di continuità, dagli spogliatoi fino ai dopo gara, casomai con gente che urla, si offende e soprattutto, vogliamo che a raccontarci le gesta dei calciatori, i veri eroi del nostro tempo, ci siano delle strafiche, che non perdano occasione di ammiccare, anche se di calcio non ne capiscono nulla; anzi, quesi meglio. Vogliamo programmi leggeri, spensierati, affidati a gente come noi, dislessici e analfabeti, qualunquisti e approssimativi, ma soprattutto furbi, molto furbi, di quelli che se possono, il prossimo, lo sodomizzano, regalandoci così, una sensazione unica. Vogliamo una programmazione che ci riconcili alla vita e al sogno e poi, visto l’orario, al sonno, che ci faccia dimenticare lo schifo che siamo costretti a digerire ogni giorno, anche se è quello che inevitabilmente meritano di deglutire. Vogliamo sentire cantanti stonati, battute di comici penosi, vogliamo assistere a furibonde risse telecomandate; vogliamo vedere i buffi capitomboli dei nostri vicini di casa, vogliamo essere testimoni oculari di tradimenti e riconciliazioni, di grandi e piccoli fratelli e vogliamo che sullo sfondo o in primo piano ci sia una gnocca perfetta, anche rifatta da cima a fondo, ma perfetta. Vogliamo che le notizie false, scusate, le fake news, inondino il nostro tempo libero e accompagnino, in dispute senza fine, ma soprattutto senza vincitori, né vinti, i nostri pomeriggi al bar, con un mazzo di carte in mano, se possibile. Vogliamo indovinare l'età degli sconosciuti, sapere di chi siano parenti; vogliamo vincere centinaia di migliaia di euro solo per essere stati capaci di indovinare in quale scatola fosse la risposta esatta: vogliamo restare come siamo, così, senza arte né parte, e vogliamo essere spettatori inermi e inerti di fronte allo scempio totale. Come se non bastasse tutto questo, poi, lunedì sera, la terza rete della Rai, in seconda serata, dopo averci angustiato con le inchieste di Report, ci ha letteralmente stremato e ucciso con Domenico Iannacone e la sua Che ci faccio qui, un racconto dalle Vele di Scampia dove invece di farci vedere ladri, camorristi, cocaina, puttane e killer spietati, ci ha raccontato le storie (noi abbiamo pianto, ma non c’ha visto nessuno) di poveri diseredati, dimenticati dagli uomini e da dio, probabilmente. Almeno a Natale, cazzo, lasciateci in pace!

Pin It