di Stefania Sinisi

CIAO Luigi, come stai? Non riesco a trovare nessuna parola per descrivere lo sconforto e la devastazione che assale il mio animo in questi giorni, in cui il mondo e in particolare il nostro sembra essere stato sconvolto da una nube nera di vuoto. Credo che quello che accade realmente non ce lo possiamo neanche immaginare nelle corsie, negli ospedali di tutta Italia, dove la situazione sembra aggravarsi ogni giorno di più; siamo tutti spaventati e increduli, ci guardiamo con indifferenza e diffidenza, non sappiamo neanche noi quali pensieri sia giusto far scorrere dentro di noi: c’è chi si comporta con eccesso, chi con non curanza. Alcuni sembrano in vacanza, altri usciti da un film del terrore fantascientifico, e poi ci sono gli operatori sanitari, eroici, costretti a stare in prima linea ma anch’essi umanamente spaventati riflettono la paura. Devono sostenerci tutti, ma pensare anche a tornare a casa sani e salvi per proteggere loro stessi e non mettere a rischio le loro famiglie; è a loro che vanno i miei pensieri più sentiti, perché io non so se riuscirei al loro posto a mantenere la loro dignità; non so proprio con quale forza e coraggio possano trovare la semplicità di svolgere il loro dovere.

Questa è storia che ci porteremo per sempre dentro. Non potrò scordarmi facilmente le code fuori dai supermercati, gli scaffali svuotati da ogni genere alimentare primario (pasta, uova, farina), le persone per strada con cuffiette sanitarie in testa, muniti di mascherine sulla bocca e guanti che velocemente scaricano la spazzatura al bidone per tornare a chiudersi nei loro rifugi; siamo tutti insieme soli a distanza l’uno dall’altro. Guardiamo fuori dalla finestra con uno sguardo smarrito. Vige ovunque un ordine di sopravvivenza estremo; la paura inizia a farsi sentire forte; c’è un indice di salvaguardia supremo che ci fa disinfettare la casa e le nostre mani più volte al giorno. Rimango a osservare i miei figli chiusi nelle quattro mura domestiche da settimane. Li guardo giocare ininterrottamente per ore e ore: è bello vederli ridere, scherzare, anche litigare, inventarsi innumerevoli cose da fare, dai travestimenti di ogni tipo, agli spettacoli pieni di speranza e allegria che inventano. Loro sono il mio futuro, il nostro futuro ed è qui che ritrovo la forza e il coraggio che poco fa mi erano venuti a mancare! Poi penso a tutte le persone più vulnerabili, i malati che già avevano le loro preoccupazioni, gli anziani e tutti coloro che nonostante l’età vivevano una vita piena, ricca e serena ognuno sì con i propri acciacchi, ma senza la paura che invece oggi siamo costretti tutti a sostenere. Ma nonostante lo sconforto, la paura e l’ignoto che ancora ci attendono, non dobbiamo sentirci soli o scoraggiati, dobbiamo ritrovare dentro di noi il coraggio e la speranza e usufruire di questo tempo per riflettere anche su quante cose fino ad oggi abbiamo dato per scontato, ma che tanto scontate non erano, come ad esempio un semplice abbraccio.
Un caro saluto. Stefania

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