UN MODO per sdebitarci, con la sua musica, seppur assai modesto, ce l’abbiamo: piazza del Duomo, la sua piazza, la nostra piazza, potrebbe diventare, da subito, piazza Nick Becattini. Oh, certo, non servono le effigi. L’immortalità si sprigiona con qualcosa di immateriale e la musica, il Blues, per antonomasia, sortisce questi effetti. Specie se a suonarlo fosse uno come Nick: preciso, solenne, straordinario. Somigliava un po’ tutti i grandi ai quali si era ispirato sin da giovanotto, fino a costruirsi una propria personalità artistica, che ha a sua volta generato ispirazione per le generazioni successive: Alessandro Gonfiantini, Michele Beneforti, Danny Bronzini. Il dolore che ci stringe l’anima, parlando della sua morte, viene fortemente attenuato da quello che ha lasciato in dote a noi tutti amanti della musica: colleghi, amici, addetti ai lavori, giornalisti. Cominciammo a scrivere della sua innata, poderosa, valenza strumentale quando era ancora semplicemente Nicola Becattini seppur suonasse come se già fosse Nick Becattini. Lo si capì sin da subito, prima ancora che entrasse a far parte della Model T. Boogie, che quel giovanotto avesse numeri da fuoriclasse; lo si capiva anche quando si esibiva nei pub pistoiesi, con Enrico Cecconi alla batteria e Daniele Nesi al basso, che la sua chitarra vantasse un frasario e un dizionario abitualmente in dote a chi, della musica, ne fa quel che vuole. E fummo tutti facili e scontati profeti quando, tornato da Chicago, come sei corde di Son Seals, Sugar Blue e Malvin Taylor, venne automaticamente inserito tra i chitarristi blues più importanti d’Italia. Fu allora che Nicola divenne Nick e fu allora che da ottimo chitarrista, si trasformò in sontuoso bandleader. Se avete voglia di sapere con chi e dove si sia esibito nel Mondo, basta che vi colleghiate con un qualsiasi motore di ricerca e avrete tutte le risposte; non meravigliatevi: i nomi e le piazze che l’hanno accolto sono proprio quelle che leggete. Ha suonato e cantato fino a qualche anno fa, fino a quando la Sla gliel’ha concesso; poi, ha dovuto fermarsi, fare i conti con la crudeltà che spesso la vita impone, anche se a dargli la forza di continuare gliel’han data, oltre ai numerosissimi amici, la moglie e i loro due figli, ai quali, la sua musica, probabilmente, non basterà. Giovedì prossimo, 12 settembre, alle ore 16, nella chiesa di san Paolo, a Pistoia, si svolgeranno i funerali. Fate che sia il suo ultimo Blues: suonate, per favore, suonate.